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Cos’è il brand bidding su Google Ads?

Pubblicato il: 3 Febbraio 2025

Il brand bidding su Google Ads è una tecnica fondamentale per mantenere il controllo del proprio marchio nella SERP. Ecco cos’è e come si imposta una strategia pubblicitaria adeguata per il tuo lavoro di conquista della massima visibilità possibile.


Quando lavori sulla creazione di una SERP in linea con le tue esigenze parti da un principio chiaro: vuoi essere intercettato/a dai tuoi potenziali clienti. Per questo devi considerare anche la possibilità di creare delle sponsorizzate. Magari investendo sul versante del brand bidding di Google Ads.

brand bidding su Google Ads

Non sai di cosa stiamo parlando? Non è un problema, il brand bidding su Google Ads è una tecnica particolare di promozione sul motore di ricerca (tecnicamente parliamo di SEA) che ci consente di fare un buon lavoro di reputazione online. In sintesi, lavoriamo in modo da evitare che i competitor ci superino proprio sulle keyword che riguardano il nostro marchio. Una battaglia sacrosanta, non credi? Ecco qualche dettaglio in più.

Cos’è il brand bidding su Google Ads

Il concetto di brand bidding riguarda la possibilità offerta dalle piattaforme di pubblicità online PPC (in particolar modo l’ex AdWords di Google) di creare annunci pubblicitari relativi al proprio brand. O quello dei competitor, anche se in quest’ultimo caso ci possono essere dei problemi legali a causa dei marchi registrati.

Nello specifico, il termine bidding si riferisce all’azione di lanciare un’offerta: dato che il sistema Google Ads si basa, appunto, su una sorta di asta per definire il prezzo della keyword sponsorizzata, il termine brand bidding si riferisce proprio al lavoro di prenotazione di una parola chiave che corrisponde al nome di un marchio.

Da leggere: come fare remarketing e retargeting

Gli esempi di brand bidding su Google

Per capire facilmente il concetto di brand bidding su Google Ads è utile fare qualche esempio concreto che ci permette di mettere a fuoco questa strategia di contenimento dei competitor per definire nel miglior modo possibile la SERP. Ed evitare che altre aziende occupino spazi a te cari per la strategia di branding.

Gli esempi di brand bidding su Google
Esempio di PPC brand bidding.

Questo è uno dei classici esempi di brand bidding su Google: la Apple investe delle risorse economiche per creare delle campagne capaci di posizionarsi nel momento in cui qualcuno digita il nome del marchio.

Subito dopo si trova il sito web ufficiale. C’è una buona probabilità che la maggior parte dei click arrivino proprio sul portale di riferimento. Questo avviene anche diversificando il tipo di promozioni come fa la Nike.

brand PPC
Le sponsorizzate della Nike.

Come puoi notare, nel momento in cui si investe su questo tipo di strategia per ottenere le prime posizioni su Google c’è la possibilità di curare anche i sitelink. Ovvero i collegamenti che completano lo snippet principale. In questo modo puoi portare i click dove servono e dove puoi ottenere maggiori risultati dalle visite.

Vantaggi e svantaggi delle sponsorizzate

Il lavoro di PPC brand bidding ti consente di ottenere diversi vantaggi. In primo luogo tuteli il tuo brand ed eviti che marchi non autorizzati usino la tua keyword principale per occupare spazio nella serp. Inoltre intercetti traffico virtuoso che potrebbe essere attratto da link organici che riescono a conquistare spazio nei risultati.

Ci sono anche degli svantaggi per chi investe in questo settore? Potresti dover spendere molto, e alzare il budget delle sponsorizzate ma questo è l’unico lato negativo se si fa brand bidding sul proprio marchio. A fronte di una strategia che ti permette di aumentare i click al sito e la tutela del tuo nome aziendale su internet.

Tipologie di PPC brand bidding

Ci sono due opzioni principali: il PPC bidding per il proprio brand e quello rivolto a marche differenti dalla tua. Nel primo caso, gli annunci su Google Ads vengono scelti per posizionare un link – solitamente la home page del sito principale – per il nome del marchio. E viene elaborata una campagna con parole chiave che includono i nomi del brand. Se i termini vengono cercati sul motore di ricerca, l’annuncio lo puoi trovare nei risultati.

Altra opzione: l’azienda vorrebbe comparire con un annuncio di Google Ads quando gli utenti cercano il suo diretto concorrente. Quindi si crea un annuncio facendo brand bidding rivolto verso marchi differenti dal proprio. Ma appare chiaro che in alcuni casi questo tipo di attività costituisce un illecito perseguibile legalmente.

Queste tecniche sono legali?

Quando si tratta di fare brand bidding con il proprio marchio non ci sono problemi. Gli intoppi si presentano nel momento in cui vuoi spingere sui nomi dei competitor. In linea di principio, può apparire fin da subito che si tratta di una pratica poco limpida. Infatti, se un competitor utilizza il tuo nome come keyword su Google Ads può ottenere una visibilità che in realtà non gli appartiene. Ma cosa dice il proprietario della piattaforma?

Mountain View non limita in modo diretto l’attività – lo fa in determinate circostanze, ad esempio se nell’annuncio il marchio viene utilizzato in modo ingannevole o fuorviante – ma ci sono diverse sentenze e indicazioni dell’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che si muovono in direzione opposta. Quindi è molto importante rispettare le regole ed evitare di fare brand bidding su brand registrati.

Da leggere: gestire la pubblicità online

Come fare brand bidding su Google

In primo luogo bisogna definire gli obiettivi di quest’attività che, come suggerito, può essere molto importante per rafforzare la tua presenza nei risultati sponsorizzati. Oltre che negli spazi dedicati all’organico. Definito questo quadro, si passa all’attivazione di una campagna che ha come oggetto “Nome Azienda”, “Nome Azienda prodotti”, “Nome Azienda recensioni” ed eventuali varianti. Imposta target e pagina di atterraggio.

Adesso il lavoro è pronto, la tua campagna di Brand Protection può iniziare. Se necessario, prova diverse varianti di annunci per migliorare il CTR. Non riesci a gestire anche questa campagna di trademark bidding?

Affidacela, ti aiutiamo noi.

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categoria: Branding
Dario Di Lascio

Dario Di Lascio

Esperto di Digital Advertising con oltre 10 anni di esperienza nel settore. Pioniere di Google Ads sin dagli esordi del Pay-Per-Click (PPC), ho seguito l’evoluzione delle piattaforme pubblicitarie digitali, sviluppando strategie mirate all’ottimizzazione delle conversioni, al miglioramento del ROI e alla crescita della brand awareness. Altre specializzazioni: SEO e Marketing Automation.